martedì 4 novembre 2014

FACE THE UNKNOWN

Eritis sicut dei. Non puoi tentennare di fronte a niente.

Chi sono?

Ho la faccia coperta di cicatrici, stento a ricordare come me le sono fatte. Ogni tanto la mano scorre sulle guance, da sotto gli zigomi al mento. Sorrido solo da un lato, so che non ricordo nemmeno qual è il colore dei miei capelli.
Perchè? Perchè il tempo cancella. Il tempo distrugge. Aiuta, in un certo modo. Chi è Delilah? Perchè questo nome continua a girarmi in testa? E' come un vortice. Sono nell'occhio del ciclone, ho lottato per uscirne. Adesso è come se oltre me non esistesse niente. Il ciclone ha pareti di vetro. Io vi guardo, eppure sono così distante.

Chi sono?

Passo accanto a una vetrina, ci guardo dentro e chi vedo non sono io.

Serafel. Serafel. Serafel. Che significa Serafel?

E' notte. Passi sulla strada, un altro viaggiatore notturno come me. Mi nascondo tra le ombre perchè lo voglio vedere. Lo squadro dalla testa ai piedi. Circa la mia altezza. Mi piace come si muove. Quell'uomo ha qualcosa di fluido, sembra un luccio. Forse aspetta qualcuno.

Chi sono?

Nel dubbio, lo seguo. Lui però se ne accorge perchè si volta.
[Ma il suo nome lo ricordo bene. Astrid. Chi è?]

Occhi verdastri si fissano nei miei. Sorrido, solo da un lato.
 - Salve! - dico.
Lui mi fa un cenno senza rispondere. Siamo soli in strada. La strada di notte è piena di malintenzionati. Non avere paura di me.
Mi schiarisco la voce. - Ho bisogno di un'informazione. -
Lui si ferma, china la testa di lato - Chieda. - voce soffiata. Ha paura. E' come un topo. Peccato sia troppo grande per fare il topo.

Astrid. Gus. Serafel. Annie. Delilah. Gustav. Meng. Theodore. Delilah. Arkadij. Rox. Delilah. Astrid. 
Non può fare nient'altro perchè sono più veloce di lui: annullo le distanze, uno scatto e gli sono addosso. Lo trascino dentro il vicolo che sa di pulci e piscio di gatto, e muffa, e del suo collo nella mia morsa. E stringo, stringo, stringo fino a quando non gli tolgo il respiro e dei suoi occhi verdi e maleodoranti non rimane che un soffio. E poi sparisce anche quello.
Respiro piano, mi guardo attorno. Non mi ha visto nessuno.

Astrid. Chi eri? 

Tutto , tutto scivola via. Il tempo lenisce, il tempo distrugge. Io qui adesso, non sono altro che l'ennesimo Uomo Nero, quello senza faccia, quello che ti fa male. L'orrore che non vuoi vedere e che lasci nascosto sotto il letto. Tu non puoi rinchiudere l'orrore. Ti compare alle spalle.

Astrid.

Un lampo accecante che è la lama del mio coltellino. Gli strappo via la faccia, ed è come se l'avessi fatto più e più volte. Non rimane che sangue e muscoli e ossa. Come-Siamo-Fatti. Divertente.

Delilah. Delilah. Delilah. 
Lecco il sangue dal coltellino, lo rimetto via, poi cambio i miei vestiti con quelli del morto. Gli frugo nelle tasche, leggo i documenti, leggo tutto quello che potrebbe servirmi. Ora lui ha i miei vestiti. E i miei documenti. Ed è senza faccia. Qua nel Rim nessuno farà ricerche. Adesso c'è solo una cosa che devo fare per completare la messa in scena.
Tolgo la fede che avevo al dito. Forse ero sposato.

Del...Deli...D...
Lo metto al suo anulare, con tanti cari saluti. Chiunque io fossi, ti ho lasciato la patata bollente, amico, i giochi sono fatti. Prima o poi ti troveranno.
Ora il coltellino è sulla mia faccia. Affondo e taglio, taglio quanto più riesco a sfoltire. Credo di aver sempre odiato le mie guance. Digrigno i denti , vorrei ululare come un cane lupo bastonato. Ma in un certo senso mi piace.

D. 

Sangue che investe la strada sporca, muffa, sangue e cadavere. Cerco le labbra per morderle ma no, non credo di avere più labbra. E' una sensazione di pace. Unknown. Sono io. Forse va bene così. Cospargo il cadavere di benzina. Accendo una sigaretta, l'ultima Ganesha del pacchetto. Io mica fumo.
Do' fuoco al corpo e già mi sono voltato. Alban Darko non mi riguarda più. Chi diamine è Alban Darko?

Io mi chiamo Christoff Lange e ho appena subito una brutta aggressione. 

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