domenica 31 agosto 2014

BIR KURVE

"Al, sei un lurido bastardo."
Sì, Viktor, fottuto insipido verme che ho per fratello, sì: avevi ragione.
Ancora una volta.

Ma quante cose scordiamo nella nostra vita?
Pensavo di non dimenticare niente. Eppure mi trovo con i buchi di memoria più assurdi.
Fermati, fermati, fermati: so che non sto bene. Ma diamine. Non pensavo così
Io scordo le cose, cazzo.


Ho mandato via S. , così la dimentico. In fin dei conti le ho fatto del bene, no? L'ho liberata, adesso è libera di tornare dalla sua luna. O da quello là che suona il violino.
O magari l'ho lasciata libera di ammazzarsi. L'ho già salvata una volta, due volte, nemmeno mi ha ringraziato. Per quello che mi riguarda può andare a farsi fottere.

"Al, sei un lurido bastardo."

Sta' zitto Vik!
Colpi contro la tempia. E' la mia tempia, a colpirla è la mia mano. Andiamo bene, di bene in meglio.
Ma ti immagini, tra poco dimentico S. DI NUOVO. La cosa mi fa curioso e nervoso. No, non mi spaventa.

Mi sono spaventato quando ho visto Lei. E' bella, lo sai.  In realtà non è nemmeno di pietra. E' tutta bianca, ma è vera. Buffo che l'unica che io abbia mai amato non mi amerà mai.
Le ho chiesto di esserci quando morirò. Di essere i miei occhi. Ma io lo so che sparo cazzate a raffica. Ma quando c'è lei non le contengo. Buona, questa.
Vorrei del gin. Se Gus viene a trovarmi gliene chiedo un po'. Magari va' pure a prendermelo.
Secondo me quello c'ha la maschera appesa in camera. Non so che schifo ci combina, ma questo è certo: non la toccherei per niente al mondo.

"Al, sei un lurido bastardo."
"Bella, questa."

Ho pensato molto a D. , a quello che provo per lei. Ci ho pensato mentre vomitavo bile distruggendomi i palmi sui cocci di vetro. Perchè è il mio sport, sembra.
Mio e di Gus. Poi ci ho ripensato quando mi hanno fatto una steccatura di fortuna. E ci ho pensato ancora a denti stretti mentre cercavo un fottutissimo bisturi che nessuno ha lasciato nella stanza, perchè avevo voglia di vedere scorrere del sangue.
Ho pensato a D. Perchè sai, lei mi ama, e io le ho detto di amarla.
Lei mi ama. Ti amo. Qualche volta vorrei uccidere S.
No, D.
Qualche volta vorrei staccarmi la faccia a morsi.
Aveva ragione Viktor.

"Al, sei un lurido bastardo."

Perchè Viktor mi diceva così quando giocavamo e lo spezzavo di botte. Mi innervosiva, il mio fratellino grande. Quanto era piccolo. Debole. Inadatto alla vita. Così è diventato un intercalare tra il mio cazzo di nome e il mio cazzo di appellativo.

"Al-Lurido-Bastardo."

Al, sei un lurido bastardo.

Suona bene. Poi me lo faccio scrivere sulla tomba. Grazie, Viktor. Vai a farti fottere, fratello. 

venerdì 22 agosto 2014

LULLABY

Una sera mia madre mi ha raccontato una storia.
Sì, mia madre mi raccontava le storie, e me ne ha raccontate tantissime quando ero piccolo.
Quella sera c'ero io e c'era mio fratello Viktor. La ascoltavamo tutti e due, ma ero sempre io a rimanere sveglio fino alla fine.
Così com'ero io a chiedere una storia diversa ogni sera. A Viktor non importava poi molto.

Non ricordo il pianeta dov'è ambientata questa storia. Poco importa, no?
Comincia di notte. Mamma e papà stanno dormendo. Il bambino ha scritto una letterina a Babbo Natale. E lo sta aspettando sveglio. Questa volta lo vedrà. Vuole consegnargliela di persona, la letterina.
E d'un tratto, rumori in salotto. Cammina lento, in punta di piedi, fa attenzione perchè non vuole farlo scappare.
Ed effettivamente c'è qualcuno. Sta fumando una sigaretta, è seduto su una poltrona, e ai piedi ha una tanica. Che ci fa qui la tanica di benzina per il trattore di papà?
 - Ciao, Georgie. - saluta Babbo Natale.
 - Ciao, Babbo Natale. - risponde Georgie.
 - Sei stato buono, Georgie? -
Non riesce a vedere la faccia dell'uomo sulla poltrona. Nè si vuole avvicinare. Sente solo la sua voce roca e il profumo di nicotina che emana.
L'uomo cicca a terra. Georgie sgrana gli occhi. A papà non piace il fumo dentro casa.
Però gliela tende lo stesso, la letterina.
 - Mamma e papà mi hanno detto che non esistevi. - però sorride, ingenuo , stupido bambino - Però la letterina te l'ho scritta lo stesso. Io lo sapevo che esistevi davvero. -
E Babbo Natale se la ride sulla poltrona. Se la ride a voce bassa, roca. Non è la risata di Babbo Natale, non come Georgie se l'aspettava. Però va bene così.
Allora l'uomo sulla poltrona si alza. Apre la tanica di benzina. Ne getta un po' sulla poltrona, ne getta un altro po' sull'albero di Natale.
Il caminetto è acceso.
 - I tuoi genitori non sono stati buoni, Georgie, a dirti che non esisto, non credi? -
Georgie scuote piano la testa.
 - Mamma e papà sono grandi. Loro non ricordano. -
Tuinveceseiunpiccolostupidoillusoeiotiodio.
Ride di nuovo, l'uomo nell'ombra, che continua a spargere benzina. Quanto puzza, la benzina. La sparge un po' per tutto il salotto.
Ormai la sigaretta è finita da tempo. L'uomo con il viso nell'ombra è un segmento che volteggia con la sua tanica di benzina. Quando si volta a guardare Georgie, chissà perchè il bambino sta piangendo. E' un pianto silenzioso, non se ne era nemmeno accorto.
 - Buon Dio, Georgie, che hai adesso? - voce scocciata. Chenoiastronzettodiunmoccioso.
E Georgie non sa rispondere. C'è qualcosa che non va, evidentemente, e chissà cos'è. Non lo sa proprio spiegare. Eppure non riesce a scappare via da quel segmento nero.
Non ha voce per avvertire la mamma e il papà.
Allora l'uomo con il viso nell'ombra solleva Georgie in braccio come fosse un fuscello.
 - Sei stato buono, Georgie. Non mi hai dato noia. Babbo ha una buona notizia per te. -
Forse sorride. Georgie riesce a intravedere un baluginio dove dovrebbero essere gli occhi, e un luccichio tra i denti.
 - Sarai l'unico spettatore e sopravvissuto - si cava di tasca un accendino con la mano libera. Si accende anche una sigaretta e tira una boccata di fumo. Si porta con Georgie all'uscita.
- Dicevo, l'unico spettatore e sopravvissuto - apre la porta - al devastante incendio che ha tolto la vita a mamma e papà! -
Getta la sigaretta a terra.
E tutto è fuoco.
 - Merry fucking Christmas, Georgie. -

Una storia un po' triste, davvero. Ma forse sapete, non me l'ha nemmeno raccontata mia madre.
Forse me l'ha raccontata qualcun altro.
Non riesco proprio a ricordare chi. Chissà quanto ha pianto, Georgie.
Saranno state buone le sue lacrime?
BOOM, BABY.

mercoledì 20 agosto 2014

CRYING ON THE SCALES

"È il solstizio d'inverno e il pettirosso, amico dell'uomo, si posa a cantare sul manico di una vanga da giardino. Non c'è momento peggiore dell'anno per i lupi, ma questa bambina testarda insiste a voler passare dal bosco. È certa che le bestie feroci non le faranno alcun male, anche se non è mancato chi la mettesse in guardia."

Io sono il tuo incubo.
Tu sei l'unica di cui io, l'incubo, abbia paura. Sei la prima cicatrice che questa bocca nuova ha sfiorato. E te l'ho fatta io.
Mi hai carezzato come se fossi una grossa bestia pericolosa. La bestia che ti ha fatto male , ma da cui non riesci ad allontanarti. Che potere ho io su di te? Che potere hai tu su di me?
Sento di aver bisogno di te, anche se sei una stupida illusa e probabilmente ti farò ancora più male.
Più male della morte?
Più male del suicidio che stavi per compiere?
Ho pianto di fronte a te. Ho provato il tuo dolore, avevo le guance bagnate di lacrime e quelle lacrime erano le tue, quelle che ormai tu non hai più.
Ma non sento di dovermi dispiacere. Non provo alcuna pietà. Quelle cose che ho fatto, te le farei dieci, cento, mille volte, se potessi. E' bellissimo crogiolarsi in questi pensieri.
Sono un mostro? Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per terrore. Terrore di te.
Non ricordo cosa ti ho fatto. Puoi raccontarmelo dieci, cento, mille volte? Mi piacerà.
Posso decidere se farti vivere o ucciderti?
Per adesso ho solo bisogno che tu mi stia accanto. Ho bisogno dei tuoi tremiti e delle tue ossa.
Ho bisogno di te, perchè sai di buono, e perchè di te ho paura, ma non so perchè non riesco a starti lontano.
Ti senti tormentata? Credo di no. Ti piace tremare sotto il tocco delle mie mani e piegarti, tenderti come un fuscello?
Non hai idea di quanto io mi senta tormentato da te.

venerdì 15 agosto 2014

VIS

[Scritto da una mano che probabilmente nemmeno vedeva quello che stava facendo. Parole disordinate, caotiche; di sbieco su un foglio troppo piccolo.]

I hate it when you accidentally
pick off a bit of dead skin on your lip
and you can'__t stop
'til you've peeled your entire | face offffffffff

domenica 10 agosto 2014

NIMIC

Ho sempre voluto sapere cosa vedesse una dea.
Le tue orbite vuote: l'ultima cosa che ho scorto prima del dolore.

E poi è finita.
Niente più tu. Niente più me , o i tuoi occhi.
Niente più me.
Solo buio profondo, la tua maledizione.
Urlo. Sono in un tunnel, non c'è niente attorno a me.
L'acqua che gocciola è sangue.
Così buio, oltre le iridi di una dea.

"Non voglio essere dimenticata. Non voglio vedere il mio volto cancellato."
"Non voglio gomme, solo segni che oscurano, che intersecano altri segni."

Confusione. No, nulla.
Il nulla non è già più nulla.

"Non abbandonarmi."

Chiamo il nulla e lo perdo.

[Sull'orlo della pagina, scritto così in piccolo che si fatica a leggere]
Ricordo cose che non ho mai vissuto, e dimentico volti che non dovrei dimenticare. D, ho bisogno di vederti. Devo sapere che non mi sfuggirai anche tu tra le dita come sabbia.


[Strappa il foglio. Lo strappa fino a quando ogni parola non diventa un universo a sè.]

martedì 5 agosto 2014

SPECULUM

[Scritto su un foglietto lacerato a metà.]

Ho provato a guardarmi allo specchio. Mi sono chiesto se M. avesse ragione: avevo il dubbio che forse tutti possiamo essere perdonati dopo aver subito le stesse sofferenze di Cristo.
Ero solo nella mia stanza. Ho tolto la copertura. Anche io ero a viso scoperto.
Non ho visto niente.
Non c'era riflesso lì. Io non c'ero.
M., non c'ero. Non merito di essere riflesso da uno specchio?
Cosa vuole dirmi Dio?
Mi sono guardato le mani: tremavano. Le ho poggiate contro la superficie di vetro.
Hanno navigato lì non so per quanto tempo.
Poi, lo specchio ha cominciato a colare gocce di sangue. Lo stesso che gocciolava dalle mani.
Ho guardato in basso. Ho visto il mio coltello.
Ho battuto i denti. Penso di aver sorriso. Ho leccato via il sangue.
Un giorno ucciderò un uomo, perchè ha deciso di stare dalla parte opposta alla mia.
Per adesso, faremo solo belle conversazioni.
Ho fame
. E il sangue era il... [L'altra parte del foglio è strappata via, esattamente a metà]