venerdì 22 agosto 2014

LULLABY

Una sera mia madre mi ha raccontato una storia.
Sì, mia madre mi raccontava le storie, e me ne ha raccontate tantissime quando ero piccolo.
Quella sera c'ero io e c'era mio fratello Viktor. La ascoltavamo tutti e due, ma ero sempre io a rimanere sveglio fino alla fine.
Così com'ero io a chiedere una storia diversa ogni sera. A Viktor non importava poi molto.

Non ricordo il pianeta dov'è ambientata questa storia. Poco importa, no?
Comincia di notte. Mamma e papà stanno dormendo. Il bambino ha scritto una letterina a Babbo Natale. E lo sta aspettando sveglio. Questa volta lo vedrà. Vuole consegnargliela di persona, la letterina.
E d'un tratto, rumori in salotto. Cammina lento, in punta di piedi, fa attenzione perchè non vuole farlo scappare.
Ed effettivamente c'è qualcuno. Sta fumando una sigaretta, è seduto su una poltrona, e ai piedi ha una tanica. Che ci fa qui la tanica di benzina per il trattore di papà?
 - Ciao, Georgie. - saluta Babbo Natale.
 - Ciao, Babbo Natale. - risponde Georgie.
 - Sei stato buono, Georgie? -
Non riesce a vedere la faccia dell'uomo sulla poltrona. Nè si vuole avvicinare. Sente solo la sua voce roca e il profumo di nicotina che emana.
L'uomo cicca a terra. Georgie sgrana gli occhi. A papà non piace il fumo dentro casa.
Però gliela tende lo stesso, la letterina.
 - Mamma e papà mi hanno detto che non esistevi. - però sorride, ingenuo , stupido bambino - Però la letterina te l'ho scritta lo stesso. Io lo sapevo che esistevi davvero. -
E Babbo Natale se la ride sulla poltrona. Se la ride a voce bassa, roca. Non è la risata di Babbo Natale, non come Georgie se l'aspettava. Però va bene così.
Allora l'uomo sulla poltrona si alza. Apre la tanica di benzina. Ne getta un po' sulla poltrona, ne getta un altro po' sull'albero di Natale.
Il caminetto è acceso.
 - I tuoi genitori non sono stati buoni, Georgie, a dirti che non esisto, non credi? -
Georgie scuote piano la testa.
 - Mamma e papà sono grandi. Loro non ricordano. -
Tuinveceseiunpiccolostupidoillusoeiotiodio.
Ride di nuovo, l'uomo nell'ombra, che continua a spargere benzina. Quanto puzza, la benzina. La sparge un po' per tutto il salotto.
Ormai la sigaretta è finita da tempo. L'uomo con il viso nell'ombra è un segmento che volteggia con la sua tanica di benzina. Quando si volta a guardare Georgie, chissà perchè il bambino sta piangendo. E' un pianto silenzioso, non se ne era nemmeno accorto.
 - Buon Dio, Georgie, che hai adesso? - voce scocciata. Chenoiastronzettodiunmoccioso.
E Georgie non sa rispondere. C'è qualcosa che non va, evidentemente, e chissà cos'è. Non lo sa proprio spiegare. Eppure non riesce a scappare via da quel segmento nero.
Non ha voce per avvertire la mamma e il papà.
Allora l'uomo con il viso nell'ombra solleva Georgie in braccio come fosse un fuscello.
 - Sei stato buono, Georgie. Non mi hai dato noia. Babbo ha una buona notizia per te. -
Forse sorride. Georgie riesce a intravedere un baluginio dove dovrebbero essere gli occhi, e un luccichio tra i denti.
 - Sarai l'unico spettatore e sopravvissuto - si cava di tasca un accendino con la mano libera. Si accende anche una sigaretta e tira una boccata di fumo. Si porta con Georgie all'uscita.
- Dicevo, l'unico spettatore e sopravvissuto - apre la porta - al devastante incendio che ha tolto la vita a mamma e papà! -
Getta la sigaretta a terra.
E tutto è fuoco.
 - Merry fucking Christmas, Georgie. -

Una storia un po' triste, davvero. Ma forse sapete, non me l'ha nemmeno raccontata mia madre.
Forse me l'ha raccontata qualcun altro.
Non riesco proprio a ricordare chi. Chissà quanto ha pianto, Georgie.
Saranno state buone le sue lacrime?
BOOM, BABY.

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